

Marcell Jacobs è ormai una leggenda nel mondo dello sport, viene addirittura definito come “un giaguaro”. Ma come ha fatto? Com’è arrivato fin qui? Qual è la sua storia? Scopriamolo insieme. L’atleta, di cui il nome completo è Lamont Marcell Jacobs Junior, è nato nel 1994 ad El Paso, negli Stati Uniti. Dopo aver lasciato il Texas è cresciuto a Desenzano, sul Lago di Garda, da madre italiana e padre texano. All’età di 10 anni ha iniziato a praticare l’atletica leggera, mettendosi in luce nella corsa e nel salto in lungo: proprio in quest’ultima disciplina nel 2013 ha stabilito il record italiano juniores indoor con un salto di 7,75 metri. Dopo due anni è riuscito a far ancora meglio, arrivando a 8,03 metri. Nel 2016 è costretto a rinunciare alle Olimpiadi di Rio de Janeiro a causa di un infortunio, il distacco del quadricipite femorale destro: <<Un male tremendo che ancora me lo ricordo, di carne strappata via>> ricorda Jacobs. Ma quando tutto sembra perduto appare Paolo Camossi, uno dei più importanti allenatori dell’atletica leggera. L’atleta lo commenta cosi: <<L’avevo visto qualche volta, allenava altri atleti, mi piaceva la sua calma, il suo umore. Con lui ho sentito sintonia al primo sguardo>>. Camossi aggiunge <<Ci siamo trasferiti a Gorizia e abbiamo cominciato dal fondo per risalire. Senza fretta. Ai miei tempi ci massacravamo di lavoro, ore di palestra, ore di partenze e salti fino a stramazzare. Noi abbiamo fatto il contrario, bilanciando gli sforzi con il riposo. Rispettando quella che io chiamo la legge del giaguaro, che corre per prendere la preda, ma se si accorge che non ce la fa, invece di scaricarsi, si ferma, riposa, cambia agguato, poi attacca e vince>>.
È cosi che Jacobs torna a saltare nella stagione 2017/2018, ma sfortunatamente ecco in agguato un altro infortunio. Camossi racconta, quindi, che decidono di lasciare il salto in lungo: <<Decidiamo per la velocità>> aggiungendo <<Lui aveva la struttura fisica per un grande miglioramento: la postura, le leve, la potenza. Gli dico: ci prendiamo altri due mesi di pausa e se i muscoli vanno giù, meglio, li ricostruiremo>>. L’esordio a Berlino nel 2018, 10,28 agli Europei. I tempi sono buoni, ma manca qualcosa, ci sono ancora cose da migliorare. <<Così, un giorno Paolo mi dice che ho bisogno di un mental coach, perché ho dei nodi emotivi da sciogliere. Mi metto a ridere, non ho nessun bisogno di uno strizzacervelli, gli dico, sto benissimo di testa, ci mancherebbe, il problema è nelle gambe>>. E invece? <<Invece vado a sedermi un giorno davanti a questa Nicoletta e mi si apre un mondo, il mio mondo>>. Nicoletta Romanazzi, psicologa, dice che non c’è un modo di evitare le paure o i cattivi pensieri, ma c’è un modo per imparare a gestirli. Marcell racconta:<< Ci vado, mi siedo, mi fa parlare, parlare, parlare. Poi mi dice che penso troppo agli avversari e penso troppo poco a me. Mi dice: concentrati solo su quello che puoi cambiare. E comincia da tuo padre. Le dico: mio padre non esiste, non è mai esistito. E lei: appunto, quello è il nodo>>. Alle Olimpiadi di Tokyo 2020, avute luogo un anno dopo a causa del covid, avviene l’occasione della vita. Marcell corre i 100 metri: in semifinale batte il record europeo, ma è la finale a fare breccia nei nostri cuori… Un tempo finale di 9.80 vince la medaglia d’oro! <<La notte prima delle Olimpiadi avevo 167 mila follower. La mattina dopo la vittoria, erano diventati 640 mila. Lo so che sono bollicine, ma lo è anche lo champagne, giusto?>>. L’atleta ama la celebrità, e ama essere sotto ai riflettori. Riguardo le Olimpiadi a Parigi nel 2024, e quelle di Los Angeles nel 2028 Marcell sorride e dice: <<Vedremo. Il mio sogno l’ho già realizzato e tutto quello che verrà sarà un regalo>>.