Chirurgia estetica e ideali di perfezione: qual è la funzione psicologica?
a cura della dott.ssa Angela Sorrentino
La ricerca della bellezza e della perfezione a tutti i costi sono due aspetti molto diffusi e che indicano quanto sia diventato difficile, nella nostra società, accettarsi per come si è.Negli ultimi anni si è assistito ad un notevole aumento del numero di persone che ricorrono alla chirurgia per motivi puramente estetici, ovvero ad interventi chirurgici che vengono definiti non medicalmente necessari, ma effettuati essenzialmente per migliorare il proprio aspetto fisico (Nahai, 2009).
Qual è davvero la funzione psicologica del sottoporsi ad un intervento estetico?
Per prima cosa bisogna fare una distinzione. Ci sono persone che hanno effettivamente (per vari motivi) delle condizioni estetiche su cui dover intervenire, e in questo caso ci stiamo riferendo ad di interventi estetici ‘ricostruttivi’. Quando invece si parla di interventi estetici in senso stretto, allora non c’è in realtà un difetto evidente, e quello che conta è il vissuto della persona, che è quello di non piacere ed entra in gioco la ricerca della modificazione della parte che è vista come ‘difettosa’, al fine di tornare ad essere e sentirsi belli e privi di difetti.
La funzione psicologica è quindi quella di compensare un’ansia del non vedersi bell*, nel non sentirsi all’altezza, l’operazione si presenta come realmente risolutiva e la persona trova un immediato sollievo, un rinforzo dell’autostima, un miglioramento nei rapporti sociali. Altre volte però la motivazione può essere dettata da necessità ‘esterne’: il recupero di un rapporto amoroso, la voglia di adeguare la propria immagine a quella di un modello idealizzato, la non accettazione dell’avanzare dell’età.
Qui la motivazione a sottoporsi a interventi di chirurgia estetica riguarda spesso avvitamenti nevrotici che nascono dalla convinzione che il tempo che passa, sia un furto di giovinezza e non il naturale svolgersi dell’esistenza o un prezioso accumulo di esperienza. In questi casi, la motivazione a modificare il proprio corpo nasce da un mix di insoddisfazione e frustrazione, generato da modelli di bellezza spesso stereotipati, veicolati attraverso i mass media. Il corpo viene percepito da tali persone come un oggetto autonomo sganciato dalla mente, da plasmare allo scopo di trarre una qualche forma di vantaggio relazionale.
In situazioni del genere, è probabile che la chirurgia non sia risolutiva, che non porti ad una soddisfazione finale, perché ad essere errate sono proprio le premesse di base” e in questo ultimo caso interviene la ricerca continua della perfezione, fatta di continui interventi volti a modificare qualcosa che con la chirurgia non si può (l’essere considerati, amati).
Sentirsi poco desiderati può dunque scavare ferite profonde e generare disturbi che vanno dal malessere psicologico a invalidanti disturbi ossessivi. “Quando si lavora sull’aspetto fisico bisogna innanzitutto capire se si ha a che fare con una serena aspirazione a migliorarsi, o se si è in presenza di problematiche che richiedono un supporto psicoterapeutico.
Fonti: Stefanile, C., Matera, C., Nerini, A., & Pasciucco, L. (2015).