

Il 22 settembre è iniziata ufficialmente una nuova stagione della Milano Fashion Week 2021. In passerella le collezioni donna della primavera/estate 2021-2022. Dopo il Fashion Hub del 21 settembre, evento di apertura che ha visto protagonisti i brand dei progetti “Black Lives Matter in Italian Fashion”, “Fashion Bridges – I Ponti della Moda” e “Designers for the Planet”, la prima giornata di sfilate si rivela ricca di novità e conferma gli attesissimi ritoni.
IL DEBUTTO DI JOY MERIBE E LE COLLEZIONI DEI GIOVANI TALENTI CALCATERRA E RAMBALDI
Ad inaugurare il calendario, una nuovo volto della moda: Joy Meribe, stilista nigeriana che con grande commozione termina la sua sfilata ringraziando il presidente Carlo Capasa per aver avverato il suo sogno. Un sogno fatto di seta e perline che viaggiano tra l’Africa e l’Italia. Con le stampe e i colori -a prevalere sono soprattutto il giallo, il verde e l’azzurro- Meribe porta in passerella la sua terra natale. Volumi e accessori omaggiano gli abiti del folklore africano.
Dalle contaminazioni ad un brand tutto rigorosamente Made in Italy, Daniele Calcaterra fa sfilare i suoi abiti in quello che potrebbe sembrare un atelier abbandonato, un laboratorio artigianale. Per la prossima primavera/estate Calcaterra parte dal richiamo al processo di creazione, dalla genesi dell’arte e della creatività non perdendo mai di vista l’identità -ormai ben definita- del marchio. La solita palette dei colori neutri si staglia su forme destrutturate e capi oversize che accompagnano l’uomo e la donna nella loro quotidianità. Gli abiti dello stilista avvolgono la figura con la delicatezza che lo contraddistingue, conferendo un piacevole effetto di comfort e fluidità.
Poi è la volta di Rambaldi, fresco di Young designer Dhl award, con la sua Rambaldimanzia. Classe 1990, per la primavera/estate 2021-2022 Rambaldi elogia sè stesso, l’identità del marchio e della sua comunità. Tutto all’insegna dell’unico credo della libertà e non è dunque un caso se la sfilata si è chiusa sulle note di Rumore di Raffaella Carrà. Marco Rambaldi, con i suoi abiti fa rumore, è uno che l’inclusività non la predica, la fa. Infatti, in passerella viene superato il concetto di gender, di differenza etnica, di età e perfino di sartorialità in una reinterpretazione tutta personale. Capi sartoriali si alternano a capi destrutturati che dimostrano una profonda conoscenza dei dettami della moda e, proprio per questo, è capace di superarli e distruggerli. Rimane fedele al credo del crochet, ma sperimenta con trasparenze, viscose e maglieria.
RISORGERE DALLE CENERI: LA SFILATA DI ANTONIO MARRAS
Tutto rinascerà più lussuoso di prima, il verde tornerà e le rose fioriranno di nuovo.
Nello scenario apocalittico delle terre bruciate della Sardegna, 650 ettari andati in fumo questa estate, va in scena l’emozionante opera di Antonio Marras. Una transumanza di anime che, percorrendo la distesa di cenere, tra territori aspri popolati da rami bruciati, arriva in un precipizio. Un messaggio di rinascita post apocalittica che emoziona. Una ferita ricucita che diventa un ricamo infondo al cuore.

Un cast di modelli eterogeneo, che racconta la stratificazione culturale di un’isola. Stratificazione che torna nella costruzione degli abiti di Marras, dove il bianco delle camicie, arricchite dai pizzi e sporcate dal tè, spicca sulla terra bruciata. Una sfilata di contrasti. L’ecrù e il grigio cenere, l’opulenza dei pizzi e dei ricami e la desolazione che il fuoco porta con se. La delicatezza dei fiori e l’asprezza dei rovi. Gli abiti leggiadri, gli anfibi usurati e le rose rosse che ci ricordano la potenza della natura. Le campane che scandiscono il tempo della rinascita.
FENDI TRA SOGNO E REALTÀ: DOVE LA POP-ART INCONTRA LA TRADIZIONE ITALIANA
Per la nuova collezione ready-to-wear primavera/estate Fendi propone un fever dream di alta classe. In uno scenario con enormi porticati riflettenti che fanno da passerella, la soffice voce di Diana Ross in sottofondo apre lo show con una sequenza di capi total-white, essenziali per esaltare la grande abilità dei sarti italiani che distingue la maison romana. Perfettamente in tema con gli ultimi sforzi del direttore creativo Kim Jones, il quale già per la collezione autunno/inverno precedente aveva optato per una palette tendente ai toni neutri e terreni. La sfilata abbonda di giacche crop top e soprabiti fluttuanti, dai tagli e linee impeccabili.

In una graduale climax, i capi si fanno sempre più estroversi. Le stampe fantasiose alla Keith Haring, i toni accesi e polarizzanti alla Andy Warhol, il tutto accompagnato da un sound disco in sottofondo. La sfilata prende toni underground, e la donna Fendi ha ampia scelta per immergersi nella realtà degli anni ’70: da abiti luccicanti alla Cher dei tempi dello Studio 54 a puffer in faux-faur dai colori sgargianti. Ma Kim Jones non dimentica il DNA del brand, e la dama Fendi non perde mai di vista la sua eleganza. La collezione primavera/estate 2022 rappresenta il perfetto connubio tra sogno e realtà, tra abiti di raffinata tradizione e lo sperimentalismo del nuovo direttore creativo inglese.
ALBERTA FERRETTI: UNA SCALA CROMATICA SFILA SOTTO IL CHIOSTRO DI SAN SIMPLICIANO
Nelle ore dorate del tramonto scendono in passerella gli abiti di Alberta Ferretti. In una location romantica quale il Chiostro di San Simpliciano che rispecchia perfettamente la necessità di rappresentare una donna ugualmente romantica ed eterea, che vuole esprimere la propria personalità distinguendosi dalla massa. Ancora una volta le creazioni della stilista emiliana spiccano per la ricercatezza e l’eleganza tipici del suo stile.

Aprono questa scala cromatica minidress e abiti di colore esclusivamente bianco e beige indossati insieme ad ampi cappelli nero opaco. Seguono dei capi animalier poi subito azzurro, verde, viola, colori carichi e decisi creati per chi sceglie un vestito non solo per apparire, ma perché si sente rappresentato da essi. Poi una chiusura totale di sfilata e di colore, la scala cromatica è chiusa con il nero, abiti solo neri, da sera e casual arricchiti con frange, pizzi e spalline molto sottili.
Al termine di questa sfilata, come di consueto, Alberta Ferretti esce a salutare il suo pubblico vestita di nero, con l’intenzione di “sembrare invisibile” rispetto agli abiti della collezione che hanno sfilato.
N°21 E IL FASCINO DEI CORPI
Alessandro Dell’Acqua ritorna con N°21 per la collezione primavera/estate 2022 in una nota più passionale. La sfilata prende forma tra uno studiato knitwear, dalle bluse oversize ai maglioni crop-top, e bustier adornati di perline e strass. Ma l’obiettivo di Dell’Acqua è da ricercare altrove. Sono infatti i corpi il centro della collezione primavera/estate 2022. Il desiderio di fisicità che eccede nell’essere umano è qui espresso solennemente, dal primo modello presentato a torso nudo, con pantaloni in lana forati ovunque.

Testimone di questo amore carnale è l’eccedente quantità di tessuti leggiadri, dalla mussola allo chiffon. Per non parlare della sovrabbondanza di tonalità più neutre, dalla crema fino alla sabbia. Lunghi abiti con spacco laterale assumono sensualità, ricordando lo stile di un Alessandro Dell’Acqua nei primi anni duemila. Un eterno gioco di trasparenze che lascia spazio all’eros. Tutti i corpi sono desiderabili, e N°21 si rende alleato di una moda sempre più genderless.
LA NUOVA REALTÀ DI JIL SANDER
Inizia con 40 inesorabili minuti di ritardo la sfilata del marchio tedesco adottato dall’Italia. Si accendono delle luci viola su un lungo corridoio asettico. L’ambientazione potrebbe essere quella di una sala operatoria ma le note di Björk e un giro di note d’ arpa in sottofondo riscaldano l’atmosfera. Tra i presenti, nel front row della sfilata -finalmente in presenza- anche Renzo Rosso, presidente di OTB, gruppo che ha recentemente acquistato il marchio. Sangue tedesco, savoir faire italiano. Erano gli anni ’80 quando la stilista Jil Sander provava a sfilare a Parigi sembrando solamente una contadina alla Reggia di Versailles, poi l’arrivo a Milano e l’acquisizione dal Gruppo Prada prima e successivamente da parte del Gruppo OTB. Il minimalismo concettuale di Jil trova spazio nel capoluogo meneghino dove adesso ne stabilisce fissa dimora.
Il marchio, diretto dai coniugi Meier dal 2017, per la collezione donna primavera/estate 2021-2022 propone un’estetica nuova (almeno apparentemente) in grado di parlare alle persone che vivono una nuova realtà post pandemica. Pertanto, trionfano i colori pastello, insaturi e delicati, a discapito del solito nero, grigio fumè, beige o blu navy tipici del marchio. Le linee sono morbide e fluide, solo qualche drappeggio sui vestiti segna il punto vita mentre un foulard rigido (tono su tono o a contrasto) e strutturato, apposto sulle giacche, interrompe bruscamente la sinuosità della forma. Proprio le giacche -e più in generale i capispalla sono i protagonisti indiscussi della collezione e sono tutti rigorosamente oversize. Compaiono altresì come elementi dissonanti, nell’essenzialità della collezione, due abiti fittamente ricamati e un cappotto animalier con inserti in velluto e nappe a contrasto cucite nel petto.

IL RITORNO SFACCIATO DI ROBERTO CAVALLI ALLA MILANO FASHION WEEK
E finalmente l’evento più atteso della giornata d’inizio della Milano Fashion week. Il primo live show del brand nella sua nuova era, che sceglie Palazzo Clerici come location per la sua rinascita. Cavalli torna a parlare la sua lingua: sesso e animalier, e lo fa sotto la creatività di Fausto Puglisi, con il quale condivide estro e voglia di osare. Se non lui, chi avrebbe potuto guidare Cavalli verso la rinascita?
Io voglio celebrare la donna, una donna che fa scappare gli uomini, che può vivere in modo indipendente, che non vuole sedurre l’uomo ma solo divertirsi.

Celebrare le donne, godendo e tirando fuori pezzi chiave dell’archivio storico, patrimonio inestimabile di abiti che hanno segnato il gusto estetico dalla fine degli anni Novanta ai primi Duemila. Ecco allora l’abito tigre, intramontabile pezzo della collezione Fall Winter 2000/2001, (sfoggiato recentemente da Kim Kardashian su Instagram) declinato in numerose varianti, per il giorno e per la sera, sui jeans e sulle gonne couture. Una giungla in cui le stampe animalier, le piume, la pelle nera e i dettagli gold trovano il loro ambiente naturale nell’opulenza e nel gusto barocco del nuovo capitolo della storia di Roberto Cavalli.