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IL LATO GIUSTO DELLA STANZA

La superbia come motore sociale. Il vero torto? Non accorgersene.

Quando la superbia non è un vizio: è l’unico modo per restare a galla. C’è chi si adatta al mondo e chi vuole riscriverlo da zero. E poi ci sono Enrico e Gimmy: due amici, due specchi, due estremi della stessa ossessione. Essere “importanti”, essere riconosciuti, essere il lato giusto.

Il cortometraggio IL LATO GIUSTO DELLA STANZA, scritto da Spagno e Ferdinando Pacileo e diretto dallo stesso Spagno, mette in scena un mondo da rifare, saturo, volutamente esagerato. Un mondo dove i documenti si presentano sotto forma di pesci, un bar frequentato da mucche, la chiesa come casa e una 600 gialla trasformata in taxi diventano teatro di una società che ha smesso di farsi domande.

LA STORIA IN BREVE Enrico e Gimmy sono convinti di essere i più forti della Terra e il mondo attorno, fatto di Tordi, glielo conferma. Passano colloqui, falliscono apposta altri, si muovono tra rituali inutili e gesti simbolici: la barba dal barbiere, il taxi preso per fare 300 metri, la “Toronto”, un gesto magico con cui Gimmy ottiene sempre ciò che vuole.
L’equilibrio si spezza quando Enrico inizia a chiedersi se questa routine sia davvero giusta. E il primo a mettere in dubbio è proprio il suo amico Jimmy.

Alla base resta una domanda:
chi è davvero nel torto? I superbi, o chi permette loro di esserlo?

LO STILE VISIVO Il corto è costruito su ombre nette, contrasti estremi, un’ironia che si apre improvvisamente in momenti più gravi e monologhi che scavano nel vuoto sociale contemporaneo. La fotografia alterna ambienti sacri e luoghi popolari, passando senza pudore da una fattoria alle navate della chiesa. È un linguaggio che non cerca equilibrio: vuole urtare, far sorridere e poi colpire.

IL CAST E LE SIMBOLOGIE Le immagini sono volutamente surreali:
– la chiesa come “casa del padre”
– i pesci come documenti ufficiali
– le mucche come pubblico inconsapevole
– la 600 gialla come taxi verso il nulla.

Spagno, Pacileo e l’assistente alla regia Giovanni Gragnaniello costruiscono un universo sbilanciato, un mondo che vacilla continuamente tra verità e caricatura.

A incarnare: Ludovica Palumbo, Nino Russolillo, Luciano Liguoro e Diego Esposito.

IL TEMA Il cuore del film è la Superbia.
Non trattata come peccato, ma come struttura sociale. Come energia che muove il mondo.
La domanda è semplice:
sono sbagliati i superbi o la società che glielo permette?

A CHI PARLA Il film è rivolto “a chi dorme”.
A chi accetta tutto senza chiedersi perché.
A chi si definisce “giusto” come se fosse normale.

Non è una critica sociale, lo diventa solo per chi si ferma alla superficie. Il corto parla proprio a quelli che lo liquidano come tale.

IL BACKSTAGE: UN MONDO DA SPOSTARE Questo è il primo cortometraggio dei giovani Spagno e Ferdinando Pacileo. Zero budget.
Solo forza di volontà.
Eppure, in più di un anno di riprese, la produzione è riuscita a ottenere:
– una fattoria che ha prestato le sue mucche
– una pescheria che ha regalato pesci veri
– il permesso della Diocesi di Pozzuoli per girare in chiesa
– un vicolo di Pianura trasformato in set…
finché tre volanti della Polizia non hanno interrotto le riprese, attratte da quella 600 gialla travestita da taxi e da un po’ di attrezzatura cinematografica.

Qualche scambio, qualche risata, e tutto è ripartito.
Tutto questo per 15 minuti di storia. Ne è valsa la pena?
Sì.

LA FRASE CHE RESTA “Scusi per il bar Toronto?”

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