Roberta Bruzzone
La scelta di questa professione è nata perché ha seguito una vocazione che si è manifestata fin da piccola, un interesse a svelare i misteri e di conseguenza l’ha semplicemente assecondata, costruendo nel tempo un percorso formativo che potesse consentire la creazione della figura del criminologo investigativo. Psicologa forense, opinionista e criminologa di successo è Roberta Bruzzone.
Qual è il caso che le è rimasto nel cuore?
“Sono venti anni che mi occupo di casi giudiziari, sono tutti importanti nella stessa misura ma sono felice per l’evoluzione che si è avuta nel caso della strage di Erba. Ho sempre ritenuto che la vicenda dovesse definirsi in maniera diversa, perché ritenevo i due coniugi estranei ai fatti. Sono contenta perché dopo dieci anni la Corte di Cassazione ha riaperto questo caso controverso.”
Fortuna, la piccola del Parco Verde a Caivano, otterrà giustizia?
“Non mi ritengo soddisfatta dall’esito processuale. Ho qualche dubbio sulla posizione di Caputo, non per gli abusi ma per aver gettato materialmente dal terrazzo la piccola Chicca. Si dovrebbe fare un’indagine più approfondita da parte del comune e dei servizi sociali sull’intera zona affinché tali episodi non accadano più.”
Oggi il crimine viaggia anche in rete, soprattutto riguardo i cosiddetti furti d’identità, che ne pensa?
“Fino a che le applicazioni e varie piattaforme come Facebook, Twitter e Instagram non decideranno di associare obbligatoriamente la carta d’identità ad un profilo, avremmo sempre queste problematiche. I social spesso diventano un supermarket della follia. Spiare dal buco della serratura è il principio cardine che ha portato il successo di queste piattaforme, tendenza molto condivisa e di successo, purtroppo, tanto geniale quanto banale. La maggior parte delle relazioni si sviluppano più li che nel mondo reale e molta gente ha la vita risucchiata. On line si sviluppano molteplici psicopatologie.”
Ha dovuto trascurare i suoi affetti per dedicarsi a questo mestiere?
“È difficile concentrarsi a pieno su molte cose contemporaneamente. Amo molto la mia attività. Se potessi tornare indietro, francamente, sceglierei di sacrificare comunque una larga parte della mia vita. Ho incontrato persone nel mio percorso personale che certamente non valeva la pena scegliere al posto della carriera. La concentrazione su quest’ultima mi ha evitato un sacco di guai”.
Emanuela Belcuore