

Marco De Vincenzo, nella nuova collezione menswear presentata alla Milano Fashion Week, ha deciso di raccontare la storia di Etro, iniziata nel 1968 come produttrice di tessuti. Marco De Vincenzo, direttore creativo del brand dal giugno scorso, ha voluto rappresentare in passerella il passato della Maison, cominciando da un cappotto che in realtà era una coperta che lo stilista aveva da bambino.
«Volevo ci fosse qualcosa di me in questa storia famigliare», racconta De Vincenzo a pochi minuti dall’inizio dello show: «Mi ha raccontato il signor Etro (Gimmo, il fondatore, ndr) che aveva iniziato a produrre una mischia di tessuti scozzesi pazzeschi, che ha cominciato a portare in giro, a far vedere, a vendere, e in effetti c’è un omaggio a quell’inizio nei completi scozzesi che porto in passerella. Ho analizzato molto gli archivi di Etro e il tutto è cominciato da una coperta di velluto jacquard, che amavo da bambino per poi passare a raccontare la storia di famiglia Etro che esiste dal 1968. Nella collezione ho messo in risalto lo scambio tra la dimensione pubblica e privata che mi rappresenta molto. È qualcosa di confortevole e proveniente dall’ambiente domestico che viene portato all’esterno». I capi presentati ricordano tende, tovaglie, insomma tutte le realtà casalinghe. «La collezione mi somiglia molto. Sono passati sei mesi da quando sono arrivato in Etro e ora non mi muovo più come un ospite, mi viene facile trasportare un po’ del mio privato in questa grande saga famigliare senza sentirmi un intruso».
«Il set della sfilata è un omaggio alla possibilità che mi è stata data, all’opportunità di attingere a una storia, un’idea tutte le volte che non sento il bisogno. In fondo il passato è qualcosa che ti conforta, e ti serve per progettare, per creare. Sono super felice della collezione, è un primo passo che amalgama me verso Etro, negli abiti si sente il mio punto di vista, ma allo stesso tempo voglio che sia bilanciata la mia presenza con quella del marchio che esiste prima di me». Ampi cappotti, giacche di lana, jacquard e intrecci che prevalgono sulla stampa, fiori che sbocciano su rever e fasce degli smoking, frutti all’uncinetto che crescono tridimensionali sui maglioni, turbinii psichedelici che ridefiniscono il classico paisley, che diventa più geometrico. «Perché in fondo Etro non è solo quello, mi piace esplorare quello che meno noto».