Maradona: ombre e dubbi sulla sua morte

Sono passati 7 giorni da quel pomeriggio del 25 novembre, quando la notizia della morte di Diego Armando Maradona ha scosso il mondo, e non solo quello del calcio.
Un tragico evento che ha commosso milioni di tifosi, vedendo nascere ovunque iniziative per ricordare il miglior giocatore di tutti i tempi.
Allo stesso tempo, però, le iniziali polemiche sulle circostanze della sua morte si sono trasformate nell’apertura di un’indagine ufficiale. Il sospetto è che Maradona sia stato vittime di gravi negligenze e la magistratura punta a individuare tutti i responsabili
Maradona muore all’età di 60 anni nella villa di Tigre, quartiere di San Andres, in cui si era rifugiato dopo una delicata operazione al cervello subita il 2 novembre. L’ora della morte è stabilita alle 12 dal medico legale che esegue l’autopsia, stima che tuttavia potrebbe essere anticipata. Morte causata da arresto cardiocircolatorio, ma polizia e magistratura si mettono subito al lavoro per fare chiarezza viste le tante perplessità sorte dopo le testimonianze raccolte: soprattutto per quanto riguarda il ruolo dei soccorritori
La prima pesantissima accusa è quella di Matias Morla, avvocato di Diego, che ha puntato il dito sull’arrivo tardivo dell’ambulanza: “Perché hanno impiegato più di mezz’ora ad arrivare? È un’idiozia criminale”. Come emerso dal registro delle chiamate, la prima delle 12 ambulanze giunte sul luogo ha impiegato 11 minuti
Al coro si aggiunge l’ex medico storico del Pibe de Oro, Alfredo Cahe, che ha manifestato tutto il suo disappunto per le modalità “inopportune” di assisterlo dopo le dimissioni dall’ospedale. I quotidiani argentini Olè e Clarin riportano le parole di testimoni oculari secondo i quali Maradona non avrebbe ricevuto un’assistenza adeguata al complesso quadro clinico e alle patologie di cui soffriva
Fonti rivelano che vivesse in una stanza improvvisata accanto alla cucina, con un materasso, un televisore e un bagno chimico. “In qualsiasi altra casa Maradona non sarebbe morto. Può sembrare forte dire che l’hanno lasciato morire, ma è così”, dice Rodolfo Baqué, legale dell’infermiera Dahiane Madrid, una delle tre che assistevano Diego. “Non aveva assistenza specialistica, non c’erano bombole d’ossigeno, mancava un semplice defibrillatore. È assurdo se si pensa che stiamo parlando di Maradona e non di un paziente qualsiasi”
Fonte: Sky